Nel ventre della madre, la vita era di una ricchezza infinita.
A prescindere dai suoni e dai rumori,
tutto era per il bambino,
costantemente in movimento.
Che la madre si alzi e cammini,
che si giri o che si chini,
che si alzi sulla punta dei piedi, che peli la verdura o usi la scopa,
sono altrettante onde, altrettante sensazioni per il bambino.
E, anche, che la madre si riposi,
che prenda un libro e si segga,
o che si corichi e si addormenti,
la sua respirazione non cessa mai, il cui placido moto, la cui risacca, continua a cullare il bambino.
E poi, passata la tempesta della nascita, ecco il bambino, solo, nella sua culla.